Di Cristiana Venturi

Pal si era recato in aeroporto con la vecchia golf grigia per andare a prendere i suoi ospiti e condurli verso le montagne delle aquile dell’Albania. Il signor Sulsumà e le due insegnanti si erano recati lì per uno scambio culturale. Di giorno Pal portava la delegazione a visitare scuole che si presentavano coi loro canti e attività. Con loro condivisero abitudini e programmi. Le maestre di un paese raccontarono che se un bambino non andava a scuola, terminate le lezioni loro andavano a trovarlo a casa sua per salutarlo. Il signor Sulsumà e le due insegnanti alla sera erano ospiti di Pal che li portava in giro per conoscere persone, storia e luoghi. Entrando nelle case, salutavano togliendosi le scarpe. Alla mattina si svegliavano ascoltando i minareti e le campane. Pal amava bere birra Nastro Azzurro. A colazione cucinava carne che portava in tavola per tutti e offriva grappa fatta in casa. Pal era sia l’autista che l’interprete. Si era inoltre incaricato d’insegnare l’albanese al gruppo d’italiani. La delegazione imparò a dire faleminderit (grazie) diten e mir (buongiorno) e una serie di altre parole tra cui ruga perché guidando Pal indicava la strada e ripeteva la ruga, la strada. Seguendo il ritmo delle curve della strada, il signor Sulsumà si mise a canticchiare Rose rosse per te ho comprato stasera. Si ritrovò coinvolto in quella melodia perchè la mente lo portò alle rughe viste pochi giorni prima sopra il volto di un signore che cantava Rose rosse alla fermata della metro a Napoli, quattro rampe sottoterra. Cantava riscaldando i tempi dell’attesa senza cielo dei passanti e aveva in mano i fiori che vendeva per un euro l’uno. La faccia di quell’uomo era la mappa delle strade attraversate nella vita, anche quelle aggrovigliate. Affisso dietro l’uomo che cantava, c’era un cartellone di pubblicità per una crema viso. Il viso della foto non sapeva fare altro che tenere immobile l’età stampata nel sorriso. Sorrideva sempre nello stesso modo, giorno e notte con i denti bianchi nella bocca, e gli occhi azzurri.A fianco all’uomo e alla pubblicità, un pò scostate dall’andirivieni dei passanti, una nonna e una bambina, ognuna con la propria pelle, si tenevano per mano. Mentre Pal guidava, in una pausa di silenzio, il signor Sulsumà guardava fuori continuando a canticchiare. Girovagava in auto tra le rughe di un paesaggio che, vedendolo passare, disegnava strade sul suo volto.

Nelle case stava bene scalzo.

Dipinto di Vincent van Gogh – Campo di grano con volo di corvi