Intervista alla fisarmonicista Saria Convertino.

Saria Convertino è una fisarmonicista classica che nasce a Mottola, terra delle gravine nella Murgia Pugliese, il 1° agosto 1987. Folgorata dal suono della fisarmonica, all’età di otto anni si avvicina alla musica per gioco. La sua versatilità in campo musicale la porta a interessarsi a diversi generi, dal popolare al varieté francese, dal classico al contemporaneo. Nel 2008 consegue il diploma in Fisarmonica con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore al Conservatorio Santa Cecilia di Roma sotto la guida di Pitocco, e nel 2011 completa il Biennio Specialistico con lode. Nel 2013 si laurea con lode e menzione al Biennio di Musica da Camera e nel 2015 si specializza al Master di II Livello in Interpretazione della Musica Contemporanea, con il massimo dei voti. É vincitrice della 56ma edizione della Coupe Mondiale a Sturovo, in Slovacchia (2003).

Diversi sono i riconoscimenti ottenuti in concorsi nazionali e internazionali: Premio delle Arti 2011 con concerto premio al Ravello Festival nei Giardini di Villa Rufolo, primo premio assoluto al Concorso Nazionale Soroptimist International d’Italia Talenti per la musica 2009, secondo premio al TIM 2012, finalista al Concorso Rec&Play riceve come premio un concerto all’Accademia di Danimarca. Nel 2008 vince la Borsa di studio Premio Via Vittoria, assegnato ai cinque migliori allievi diplomati al Conservatorio Santa Cecilia di Roma.

Saria svolge un’intensa attività concertistica da solista in Italia e all’estero che la vede esibirsi in sedi prestigiose quali: Palazzo Montecitorio, Ambasciata d’Egitto, Aula Magna della Sapienza di Roma, Royal Academy di Londra, Accademia di Romania, Royal Academy di Copenaghen, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Teatro Olimpico, Teatro Eliseo, Macro, Parma Lirica, Sala Casella dell’Accademia Filarmonica Romana, Sala Esedra nei Musei Capitolini al Campidoglio. Protagonista di prime esecuzioni assolute tra le quali: Vagabonde Blu di Salvatore Sciarrino e collabora nell’ambito teatrale con artisti internazionali come Nicola Piovani, Cosimo Cinieri, Sandro Cappelletto.

Ciao Saria e complimenti per la tua brillante carriera! Grazie per aver accettato di fare questa intervista. Per iniziare ti pongo questa domanda a cui tengo tanto: quanto è importante dopo una formazione impeccabile come la tua, distaccarsi dalle lauree per intraprendere una strada propria, quanto possibile e nello stesso tempo difficile lo è o lo è stato per te svincolarsi da tutto?

I tanti anni investiti nella conoscenza del repertorio e nello studio, mi hanno permesso di affrontare svariati ambiti. Ad oggi ho acquisito una formazione tale da crearmi una mia identità personale. Non è stato semplice arrivarci, ho affrontato un periodo di crisi e di ricerca, a cui è seguita poi un’evoluzione più consapevole.

Saria concertista e Saria docente di conservatorio?

Ho sempre avuto una predilezione per l’insegnamento, sin da quando avevo 18 anni desideravo mantenermi gli studi impartendo lezioni private. Grazie a mio padre, mente illuminata e lungimirante, il quale mi consigliava di investire sulla mia formazione per poi poter dare di più agli studenti un domani, mi sono dedicata totalmente al concertismo e ai concorsi, tenendo comunque vivo nel cuore il desiderio di insegnare. Sogno che si è realizzato nel 2011 con la prima nomina da docente di Fisarmonica al Conservatorio S.Cecilia di Roma: non c’è niente di più gratificante che insegnare nel luogo dove mi sono formata musicalmente. Nel 2015 vengo nominata su cattedra ordinaria al Conservatorio Luca Marenzio di Brescia e da Aprile 2019 anche al Conservatorio Nino Rota di Monopoli. Non posso fare a meno né del palcoscenico né della docenza.  Attraverso l’insegnamento porto gli studenti ad esplorare le innumerevoli possibilità di leggere uno spartito. A non vedere mai le note come dei pallini neri sul pentagramma, ma sempre come un linguaggio, e a pensare al concetto che si vuole esprimere cercando di arrivare al cuore di chi ascolta. Dare loro una visione più amplia della musica è la mia missione.

Parlaci dei tuoi progetti musicali che hai più a cuore?

Ho da sempre avuto un animo predisposto alla condivisione e ho molto a cuore fare musica da camera. Negli ultimi anni sono nate diverse collaborazioni: dal duo con la flautista Veronika Khizanishvili, al duo con la fisarmonicista Marie Andrée Joerger. Due amiche innanzitutto. Quando c’è un’amicizia di base è ancor più bello condividere il fare musica: respirare insieme, dialogare anche attraverso lo sguardo, creando un’empatia e una complicità tali da coinvolgere ancor di più lo spettatore.

Progetti futuri?

Ridare luce al progetto “Bayan Piano Project”, che mi vedeva in duo al pianoforte con Andrea Ceraso. Da quando è volato in cielo non ho più avuto il coraggio di suonare il nostro repertorio, ma voglio dare onore a lui e al grande lavoro di trascrizione dal repertorio sinfonico che abbiamo fatto insieme. Sicuramente seguirà una pubblicazione edita per permettere a tanti fisarmonicisti di suonare bellissime pagine trascritte appositamente per la nostra formazione.

Cosa ti inspira in questo momento in cui l’arte sta vivendo grandi difficoltà?

Trovo rifugio nella scrittura e nella lettura. Sin da piccola scrivo un diario dove metto a nudo tutte le mie emozioni, e così facendo traggo ispirazione dalle stesse. Mi si attivano delle visualizzazioni creative talmente vivide che poi si realizzano a distanza anche di pochi mesi. É l’intenzione che ci mettiamo, a permettere che un tale cambiamento avvenga. Sicuramente anche la lettura mi sta aiutando molto, in particolare Alessandro D’Avenia: nel suo libro L’Appello, rivedo molto me stessa nell’approccio con gli studenti. Nell’insegnamento bisogna mettere in primo piano la relazione umana docente-studente, la loro salute psicofisica, soprattutto in questo momento di pandemia, conta quanto siano presenti col cuore durante la lezione più del quanto abbiano studiato. Sicuramente come docente “pretendo” molto dai miei studenti, tanto da esser stata soprannominata la carabiniera (ride). Lo faccio solo perchè riconosco del talento in loro e non vorrei che il disagio che stiamo affrontando contro il nemico invisibile possa spegnere il desiderio di potersi riesibire davanti a un pubblico. Cerco di mantenere vivo l’entusiasmo di fare il lavoro più bello del mondo, fare musica.

Cosa rappresenta per te la tua fisarmonica in questo momento?

Tante emozioni sinceramente e dalle più disparate: la nostalgia, la malinconia, la gioia degli attimi vissuti e la fiducia in ciò che ancora mi aspetta. Ho una forte speranza dentro, che mi guida ogni volta che imbraccio lo strumento e cominciamo a vibrare insieme. La fisarmonica è sempre stata la mia confidente, la mia Itaca pronta ad accogliermi in toto.

C’é stato un periodo dove sei stata “assonnata” artisticamente?

Sinceramente no, in quanto ho una personalità molto versatile. Anzi, mi sono sempre messa in gioco in situazioni nuove, crescendo musicalmente.

Hai tradito mai la fisarmonica?

Ammetto il reato. Sono andata in crisi per tre mesi, dopo aver provato un violino a Cremona, di una liutaia amica di mio fratello. L’ho sentito subito mio e ho quasi pensato di cambiare strumento. Quando sono ritornata in me e ho ripreso in braccio la fisarmonica ho pianto come una bambina, perché sentivo di averla tradita, e le ho promesso che non ci saremmo mai più lasciate.

So che stai studiando il bandoneon, possiamo dire che è il tuo nuovo amore? 

Circa, non vorrei si offenda la fisa poi; il primo amore è per sempre, (ride). Il bandoneon è uno strumento che ho sempre desiderato suonare. Così dopo un breve periodo di prova due anni fa, iniziato e finito in pochi mesi a causa dei tanti concerti, lo scorso due novembre 2019, data a cui tengo particolarmente, in ricordo di Andrea, ho deciso di ridar voce a questo mio desiderio. Grazie anche a Fabio Furia, che è la mia guida, ho iniziato un nuovo capitolo musicale acquistando proprio il suo strumento. Il ché mi onora.

Quale differenza cogli tra il suono della fisarmonica e quello del bandoneon?

Tecnicamente si tratta di uno strumento aerofono ad ancia libera e mantice, imparentato con la fisarmonica. Quindi verrebbe da pensare lì per lì, roba facile per una fisarmonicista. E invece no! Essendo uno strumento bisonoro richiede uno sforzo mnemonico nella gestione del mantice in quanto lo stesso bottone produce due suoni differenti in base all’inversione. Una follia? Si, per il momento! Ma è ciò di cui avevo bisogno per canalizzare il mio dolore.. immergermi in un mondo nuovo, in parte affine al mio, ma che mi permettesse col suo suono straziante di riversare la mia anima in musica.

Che messaggio dai a quella persona che sta leggendo questa intervista in questo istante?

Di ascoltare sempre le esigenze del proprio cuore. É importante fare ciò a cui siamo chiamati, e io sento forte una missione. Di continuare a vivere nel flusso e raccontare la bellezza che ho avuto la fortuna fino ad oggi di assaporare, di gustare, di vivere, toccando con mano l’Amore. E non parlo solo di quello sentimentale, ma in ogni ambito, nelle relazioni col prossimo. É donando amore che se ne riceve ancor di più.

Amando incondizionatamente!

Grazie di cuore Saria per questa intervista piena di emozione dove traspare la tua verità e la tua anima.

Grazie a voi!

© Hersi Matmuja