Ilaria Fantin è una liutista, direttrice artistica, cantautrice vicentina.
Laureata in liuto e strumenti antichi con il massimo dei voti al Conservatorio Dall’Abaco di Verona, Ilaria svolge un’intensa attività concertistica che, negli ultimi quindici anni, l’ha portata ad esibirsi in tutta Italia e nelle principali città europee. Già dal 2008 inizia ad affiancare i live settimanali con un lavoro stabile di organizzazione di rassegne ed eventi, acquistando sempre maggiore professionalità e visibilità. Una carriera eclettica e dinamica che si intreccia tra il basso continuo con le orchestre, l’ideazione di progetti in duo o trio con arrangiamenti originali, le consulenze musicali per compagnie teatrali, la composizione di musiche per film, l’organizzazione di festival. È fondatrice di progetti importanti come “Quintana”, “Petra Magoni & Ilaria Fantin”, “Faber Antiqua”, “Hana”, “Oblivion Soave”.
Ciao Ilaria, complimenti per la tua carriera eclettica. Parliamo del presente: è appena uscito il tuo singolo “Collasso”. Quando avremo un cd di Ilaria cantautrice?
È tra i miei obiettivi, entro un anno! Proprio in questi giorni ho lanciato su Spotify il mio singolo ‘Collasso’, la storia di una ragazza che si sente fuori dal tempo e non riesce a farsi spazio tra la gente. Non ho mai avuto l’ambizione di diventare e definirmi cantante ma adoro scrivere canzoni e, per gioia e divertimento, ho deciso di incidere un disco con i miei brani. Ci sono alcune persone a cui tengo immensamente, che mi stimolano quotidianamente e mi supportano…il mio album sarà per loro!
Adesso andiamo un po’ indietro. Quanto è stato importante per te il percorso degli studi classici?
Il Conservatorio è stata la mia seconda casa, dalle medie musicali in poi. Se le pareti del chiostro del Conservatorio di Vicenza potessero parlare…quante storie racconterebbero! Questo percorso ha segnato tutto quello che è successo dopo; il bene lo porto sempre con me, mentre le numerose esperienze negative formano il bagaglio della consapevolezza e di ciò che voglio evitare. Non una strada lineare insomma, ma sicuramente un viaggio che rifarei.
Nella tua biografia notiamo una esigenza indispensabile di uscire “out of the box” perché?
Perché non riesco a pensare alla musica ma solo alle musiche. Come quando pensi alla storia dell’arte e non puoi visualizzare solo un quadro, ma una miriade di immagini, di generi diversi, che hai immagazzinato e che formano la tua idea di arte e di stile. Mi piacciono troppi generi, mi piacciono troppi modi diversi di comunicare con le note. Penso sia semplicemente la conseguenza della mia crescita, circondata da una famiglia numerosa e due fratelloni che sparavano a mille i loro amplificatori nelle camere a fianco…più che camere erano delle sale prova!
I tuoi progetti musicali?
I miei progetti sono la mia vita! Molto presto ho capito che non ero adatta all’orchestra o allo stile di vita per cui si viaggia e si suona sempre con ensemble diversi. Amo creare il ‘mio’ progetto e mettere in atto tutte le strategie possibili per divulgarlo e trasformarlo nella mia professione principale. È come lavorare per una fioreria di sconosciuti o avere la propria serra, i fiori hanno profumi ben diversi. Quintana, Faber Antiqua, Hana…si consolidano nel tempo e formano la mia felicità musicale.
Qual’ è il motivo di queste strade artistiche nuove?
Suonare musica antica o tradizionale penso sia davvero stimolante, proprio perché si viaggia su altri binari, poco popolari e molto profondi. Per portare al pubblico la nostra musica è obbligatorio cercare strade nuove, proporsi con linguaggi freschi e creare sinergie. Quando ho iniziato a fare i primi concerti di musica antica e ho studiato il mio pubblico, formato esclusivamente da pensionati e addetti ai lavori, ho pensato ‘no, io ai miei concerti voglio un dentista, un’avvocato, un giardiniere e un postino’. E allora anche la comunicazione necessita di strade nuove.
Sei direttrice artistica del Festival Musiche Delle Tradizioni, perché per te è importante far conoscere la tradizione di altri paesi?
Credo molto nell’incontro, in generale. Con il festival Musica delle Tradizioni ho invitato gruppi dalla Mongolia, dall’Irlanda, dalla Turchia, dal Portogallo, dall’Ungheria, dal Mali; ogni appuntamento è stato una scoperta, per me e per il pubblico. È banalmente la paura del diverso che crolla davanti all’incontro e la consapevolezza di quanto siamo tutti uguali di fronte ai temi della musica tradizionale: la natura, l’amore, la paura dell’abbandono.
Con la tua associazione Be Ancient Be Cool sei molto attiva nell’organizzazione di eventi musicali, com’è essere interprete e organizzatrice nello stesso tempo?
Ho sempre diviso le mie giornate tra organizzazione di eventi e pratica musicale. Un tempo non è stato semplice ma, pian piano, sono riuscita a trovare un equilibrio. Quello che mi piace di più è come si intersecano le due cose: quando organizzo cerco di dare i musicisti quello che io vorrei ricevere come ospite e quando suono cerco di dare agli organizzatori quello che vorrei ricevere io da programmatrice.
Parlaci di Ninull e di come sei arrivata a questa scelta musicale?
Ninull è il titolo del primo disco del duo Hana, il mio progetto più recente e immensamente prezioso. In questo ultimo anno il tempo è passato veloce ed è stato, grazie alla vicina di casa Hersi, molto produttivo. Abbiamo suonato più di un anno fa Ninull, la ninna nanna albanese che ha accompagnato tutta la mia gravidanza. Da questa suggestione è nata l’idea di Ninull – Ninna nanne del mondo, il nostro progetto discografico dedicato alle più belle ninne tradizionali. È solo l’inizio di un ampio percorso che faremo partire non appena sarà possibile.
Sei mai stata “assonnata” artisticamente?
Assolutamente, innumerevoli volte. Penso non si possa essere né sempre felice, né sempre ispirati. Però cerco la via della costanza, forse prima o poi ci arriverò!
Perché è importante essere imprenditori di sé stessi?
Anzitutto perché è cambiata l’industria musicale e dunque è sempre più difficile – piuttosto impossibile – avere un agente, un addetto stampa, un produttore esecutivo o un proprio tour manager. Dunque per forza: guidiamo, costruiamo il nostro sito internet, cerchiamo date per il nostro progetto, compiliamo il comunicato stampa e così via. Tutto quello che vediamo e ascoltiamo in televisione ci dice questo: sei libero di fare qualsiasi cosa e tutto dipenda da te. Credo sia un’arma a doppio taglio e sono felice ci siano persone come Valentina Lo Surdo che, con il suo corso Arte del Successo, insegna la via del self management con equilibrio, disciplina e verità.
Il tuo messaggio per tutti gli artisti che in questo momento stanno attraversando un momento di difficoltà?
Credo si possa trasformare in un momento ideale per un musicista, un’occasione per fare chiarezza. Certamente non è un periodo stimolante, ma per questo ci si può dedicare a tutte quelle cose che magari fino ad oggi non abbiamo fatto: creare o aggiornare il proprio sito, sistemare curriculum e presentazioni, scrivere un elenco di persone da contattare appena possibile o trasferirsi in una sala di registrazione… 🙂
Grazie di cuore Ilaria! Parlare con te è davvero ispirante. Traspare grande professionalità, freschezza, e tanto amore per la vita e la musica.
© Hersi Matmuja