Valentina Danelon è una violinista e direttrice artistica friulana nata nel 1985 a Pordenone. Laureata con il massimo dei voti al Conservatorio di Castelfranco Veneto ha proseguito gli studi al Conservatorio della Svizzera Italiana nella classe di Valeri Gradow, laureandosi in Pedagogia Musicale. Si è perfezionata in particolare con Yulia Berinskaya, sua mentore fin da piccola, con Pavel Vernikov, Igor Volochine e Renato Zanettovich. In ambito cameristico si è diplomata con merito alla Scuola Internazionale di Musica da Camera del Trio di Trieste in duo con la pianista Beatrice Orlandi, sotto la guida di Renato Zanettovich, Dario De Rosa, Maureen Jones e Enrico Bronzi, seguendo masterclass con il Trio di Parma. È vincitrice come solista di numerosi premi in concorsi nazionali ed internazionali e si è esibita in prestigiosi festival e palchi importanti del panarama italiano e mondiale.
Dal 2020 condivide con il violinista Stefan Milenkovich la direzione artistica del Festival Musicale Internazionale Nei Suoni dei Luoghi, dopo esserne stata assistente artistica affiancando Enrico Bronzi.

Ciao Valentina! Grazie di questa intervista e complimenti per la sua carriera artistica. Festival “Nei Suoni dei Luoghi” questo nome che richiama il territorio che suona, cosa rappresenta per lei?

È un Festival a cui sono molto affezionata, e una delle ragioni risiede proprio in questo suo particolare obiettivo di unire musica e territorio. Si svolge quasi totalmente in Friuli Venezia Giulia, con alcuni appuntamenti anche in Croazia, Austria e Slovenia, e intreccia le proposte musicali a luoghi suggestivi dove il palcoscenico è integrato in un contesto speciale, architettonico o ambientale. La nostra regione è costellata di tradizioni, d’arte e di contaminazioni dettate dalla sua posizione; è abitata da paesi che silenziosamente raccontano una geografia di storie molto eterogenea attraverso piazze, teatri, chiese, ville e castelli. Spesso i concerti vengono anticipati da visite guidate che conducono gli spettatori alla scoperta di piccoli e grandi tesori, spesso poco conosciuti. Cerchiamo di proporre programmi musicali che possano creare un’alchimia con i luoghi scelti, per restituire al pubblico un’immersione nella bellezza di affreschi sinestesici, di panorami sonori e visivi spesso inaspettati. Il Festival rappresenta per me tutto questo, senza dimenticare poi il coinvolgimento di talenti emergenti.

Cosa rappresenta il ruolo di direttrice artistica del Festival Nei Suoni Dei Luoghi dopo esserne stata assistente artistica affiancando il grande violoncellista Enrico Bronzi?

È un incarico che mi porta gioia, gratitudine e senso di responsabilità, in primis verso il pubblico: credo fermamente nell’importanza della Musica, nella forza del suo messaggio e nella magia di cui è donatrice universale. Io e Stefan Milenkovich, con cui dallo scorso anno ho il piacere di condividere la direzione artistica, ci teniamo che proprio questa magia possa ripetersi ad ogni concerto che proponiamo. L’altra grande responsabilità è verso i giovani talenti, un focus che ormai ci contraddistingue da tempo: ogni anno selezioniamo tramite audizione alcuni musicisti emergenti che provengono dall’Italia e da tutta Europa (con prevalenza dall’Est), e offriamo a loro la possibilità di esibirsi da noi. A loro riserviamo uno spazio importante all’interno del nostro cartellone, anche affiancandoli a musicisti affermati, con l’obiettivo di incentivare il loro perfezionamento musicale attraverso borse di studio e stimolare lo sviluppo della loro carriera. Quest’anno abbiamo ricevuto 340 candidature, fra solisti e gruppi cameristici provenienti da una trentina di Paesi diversi. La selezione non è facile perché il livello generale è davvero molto alto.
Gli anni in cui sono stata assistente artistica di Enrico Bronzi sono stati determinanti per la mia crescita: insieme abbiamo ascoltato moltissimi giovani, e il confronto con lui unito alla condivisione delle sue valutazioni è stato per me un regalo immenso di cui gli sono molto grata. Ho avuto la fortuna di poter studiare con lui e con il Trio di Parma frequentando i corsi di musica da camera alla Scuola del Trio di Trieste, un’esperienza bellissima che poi si è collegata a questi ultimi anni di lavoro insieme, e mi ha restituito tantissimo. E’ un musicista fantastico che ammiro davvero molto.

Com’è Valentina solista?

Ricordo una sera di molti anni fa, credo di aver avuto circa dieci anni: i miei genitori mi portarono ad ascoltare un concerto di un’orchestra che vedeva la partecipazione anche di un solista. All’uscita incontrammo una mia insegnante, e iniziammo a scambiarci alcune impressioni sul concerto. Mi chiese poi quale fosse il mio sogno di “violinista”, cosa avrei voluto fare da grande. Le risposi recisamente: suonare in un’orchestra! Ricordo che si mise a ridere, quello non era un sogno così ambizioso, disse che avrei dovuto mirare più in alto, a diventare una solista. Ma la mia risposta fu dettata dalla sensazione più magica che avevo vissuto durante il concerto, quando, calato il silenzio, l’orchestra si accordò sul la dell’oboe e del primo violino, regalandomi dei momenti di puro stupore e meraviglia: ora se ci penso mi viene da sorridere, ma quell’episodio mi aveva letteralmente stregata, e tuttora lo sento in qualche modo rappresentativo del mio animo musicale. Ho sempre preferito far musica insieme ad altri, l’ho sempre trovato molto più stimolante e gratificante. La gioia del suonare insieme è sempre stata una delle motivazioni più forti che mi hanno accompagnata durante gli anni, con la musica da camera e con le orchestre. Ci sono occasioni in cui suono come solista, ma anche in quei casi mi ritrovo a cercare la stessa magia che mi aveva regalato quel “la”, quell’accordarsi insieme di voci differenti.

Quanto è importante per un musicista la musica da camera e quali sono i tuoi progetti del cuore?

Credo che fare musica insieme agli altri sia fondamentale, e lo è fin dall’inizio degli studi. Suonare da soli è così noioso!! Vedo tanti giovani allievi che trovano proprio nel suonare insieme lo stimolo e la motivazione a continuare a studiare. Far musica insieme fa crescere, insegna a rapportarsi con gli altri, insegna l’ascolto, il rispetto delle idee altrui, la responsabilità, la condivisione, il dialogo. Insegna in modo sorprendente quanto i risultati e la bellezza raggiunti insieme siano germinazioni di pura gioia. Per me la musica da camera incarna un’importanza fondamentale, un ossigeno insostituibile.
Al momento sto portando avanti con Yulia Berinskaya un progetto a due violini, che a partire dalle Invenzioni a due voci di Bach rivisitate per questa formazione porta alla luce la ricchezza timbrica del violino e intraprende un viaggio attraversando oltre duecento anni di storia della musica. Ho poi un duo con la pianista triestina Cristina Santin, con la quale ci stiamo concentrando sulla musica dei primi del novecento, con un focus sull’area mitteleuropea, e un progetto con l’arpista Nicoletta Sanzin, con la quale abbiamo debuttato a Mittelfest lo scorso anno con “Meditation”, un programma con opere dal carattere introspettivo e allo stesso tempo rappresentative dell’empatia riflessa in musica.

Valentina docente?

Dopo il diploma di violino ho proseguito la mia formazione a Lugano, laureandomi in Pedagogia musicale; sebbene insegnassi già da prima, con quell’esperienza ho cambiato notevolmente il mio modo di approcciarmi agli allievi. Da tre anni insegno al Liceo Musicale di Portogruaro, e il rapporto con i ragazzi è diventato una parte insostituibile ormai. Le lezioni per me sono sempre fonte di scambio, di crescita, non mi sento mai “in cattedra”, ma in continua evoluzione. Mi metto in gioco, donando le mie conoscenze, ma sono sempre attenta a chi ho di fronte, alla sua sensibilità e alle sue caratteristiche. Non si può standardizzarsi nell’insegnamento. L’adolescenza è un’età bellissima, con le sue fragilità e le sue continue scoperte, con le sue piccole e grandi rivoluzioni e tensioni latenti. Questi aspetti che ritrovo nei miei allievi mi regalano molti stimoli, mi permettono di non smettere mai di mettermi in discussione. E’ fondamentale per me il dialogo, cercare di capire le aspettative e le difficoltà, e costruire un rapporto di fiducia reciproca. Insomma, è una bella scuola, l’insegnamento!

Quanto è importante per un artista essere imprenditore di sé stesso e come lei riesce a gestire l’essere musicista e contemporaneamente organizzatrice di festival e eventi importanti artistici?

E’ una sfida quasi quotidiana! A volte le settimane scorrono molto velocemente, fra insegnamento, studio, attività per il Festival, riunioni, prove. Un anno fa, appena iniziato il lockdown, mi sono iscritta al corso L’Arte del Successo tenuto da Valentina Lo Surdo, una persona fantastica e preparatissima. Ciò che ho imparato mi ha aiutata a prendere consapevolezza sia sui miei obiettivi sia su come organizzare al meglio le mie attività, è un corso che mi sento di consigliare ad ogni musicista perché a me ha acceso parecchie lampadine! Essere imprenditori di sé stessi significa in primo luogo ascoltarsi e conoscersi. Per quanto mi riguarda il “segreto” sta nel ricaricarmi con l’energia che deriva da ciò che mi rende felice, che mi stimola e mi restituisce con gli interessi il valore del tempo che dedico a ciò che faccio. E ogni tanto fa bene anche qualche pausa ristoratrice!

Vediamo che ha un legame particolare con l’est Europa, ci può raccontare la sua esperienza?

Sì, diciamo che fin da piccola ho intrecciato un legame speciale con la Scuola violinistica russa grazie alla mia insegnante, e successivamente ho visitato più volte alcune zone dell’Europa balcanica, prima per alcune tournée in ensemble da camera, poi più recentemente per svolgere delle audizioni nelle principali Accademie musicali con cui il Festival Nei Suoni dei Luoghi ha degli accordi di partenariato. Abbiamo ascoltato e selezionato decine di giovani talenti provenienti da Novi Sad, Belgrado, Tirana, Lubiana, Zagabria, Cetinje, Banja Luka. Sono state delle esperienze molto belle e stimolanti, a livello umano e artistico. In alcune Accademie c’è una concentrazione di talenti veramente notevole, e si percepisce la qualità della Scuola che sta alle spalle. Quei territori per me hanno molto fascino, alcuni mi sono rimasti nel cuore. Anche l’Albania mi è piaciuta moltissimo, avete una storia così potente e ricca di tradizioni, e dei paesaggi meravigliosi! Dalla prima volta che ho visitato Tirana, nel 2004, all’ultima sono passati poco più di dieci anni, ma ho visto un cambiamento stupefacente! Altre parti sono invece rimaste intatte, la natura bellissima. Spero di tornare presto in quelle zone.

Sappiamo che insieme alla violinista Yulia Berinskaya ha ideato il progetto didattico “La grande scuola russa. L’eredità di Yankelevich”, perché è importante?

L’anima di questo progetto è la straordinaria figura di Yuri Yankelevich, violinista russo considerato a ragione uno dei maggiori didatti del XX secolo: formò circa 200 allievi al Conservatorio di Mosca, 40 dei quali ricevettero riconoscimenti internazionali. Fra loro meritano di essere citati Boris Belkin, Evgenia Chugaeva, Ilya Grubert, Pavel Kogan, Dora Schwarzberg, Dmitry Sitkovetsky, Vladimir Spivakov, Viktor Tretyakov…insomma, vere stelle nel firmamento violinistico! Yankelevich dimostrava un profondo sapere olistico, legato alla pedagogia, alla psicologia, alla fisiologia e all’estetica, e veniva apprezzato per la sua straordinaria capacità di analisi che gli permetteva di individuare le caratteristiche di ogni allievo. Fra gli estimatori delle sue ricerche ci fu anche Oistrakh, che gli commissionò alcuni studi sulla mano sinistra e li definì fondamentali per lo sviluppo della tecnica violinistica.
Si tratta di una figura oggi purtroppo poco conosciuta in Italia, nonostante la sua importante eredità. Con Yulia, mia mentore fin dall’infanzia, abbiamo deciso di attivarci per diffondere i punti cardine e i concetti fondamentali del suo instancabile lavoro: Yulia ha frequentato la famosa Scuola Gnessin riservata ai talenti precoci, e lì ha avuto come insegnante propria Evgenia Chugaeva, assistente di Yankelevich. Siamo state insieme a trovarla, a Mosca, per intervistarla e chiederle una sua testimonianza sul Maestro. Così abbiamo messo insieme gli insegnamenti che Yulia ha ricevuto direttamente, le nostre interviste e ricerche, e abbiamo cercato di organizzare tutto in un seminario che non ha la pretesa di essere esaustivo, ma che speriamo possa rendere almeno in parte l’importanza di questa figura così illuminata. Per ora l’abbiamo presentato in alcuni conservatori e siamo state felici dell’accoglienza che ha ricevuto.

Lei è attiva a 360° negli eventi artistici, come sta vivendo questo momento di grande difficolta per l’arte e non solo?

Ovviamente è un momento difficile, e purtroppo si sta rivelando molto più lungo e pesante del previsto. Tanti eventi cancellati, tanti artisti fermi e senza prospettive, inizia a venire meno la fiducia in un recupero concreto. Mi dispiace molto di come i teatri siano stati confinati in fondo alla lista delle attività da riaprire al pubblico, non è un buon segno né per gli artisti né per gli spettatori. Abbiamo cercato di far sentire le nostre voci con articoli, petizioni, manifestazioni, statistiche e dati, ma è servito a ben poco purtroppo. Vivo questo momento da una parte con la frustrazione che tutto ciò comporta, dall’altra con la volontà di non esserne sopraffatta. Sto impiegando questo tempo pensando a nuovi progetti, studiando e lavorando per quando si potrà finalmente tornare a respirare musica.

C’è stato un momento nella sua vita che si è sentita “assonnata” artisticamente?

Mi sono sentita assonnata quando ho dovuto subire uno pausa dallo strumento. In quel periodo ho realizzato davvero quanto sia importante.

Un messaggio per chi sta leggendo questa intervista adesso in questo istante?

Un grande grazie prima di tutto a lei per questa intervista, e a tutti i vostri lettori per avermi “ascoltata”. Un augurio affinché ognuno possa creare la propria “rruga” (strada)…e le proprie “rughe”(in italiano), quelle generate dai sorrisi!

Cara Valentina grazie di cuore di questo messaggio importantissimo per la vita e specialmente grazie per aver condiviso con noi le sue emozioni e il suo pensiero artistico.

© Hersi Matmuja