‘EbbaneSis, duo musicale napoletano nato a giugno 2017 e formato da Viviana Cangiano & Serena Pisa.

Il progetto inizia sul web quasi per gioco con la pubblicazione di alcuni video musicali homemade in cui le attrici e cantanti, con due voci e una chitarra, interpretano alcune canzoni del repertorio musicale partenopeo, attraverso un linguaggio sia classico che moderno. Vedendo le reazioni positive del pubblico verso i loro video, decidono di aprire una pagina Facebook che attualmente è seguita da un buon numero di followers, che non sono solo numeri come succede spesso, ma dei veri e propri fruitori dei loro concerti. Con lo spettacolo musicale SerenVivity si sono esibite in tutta Italia e all’estero in Corsica, Germania, Russia ed Arabia Saudita. Nel 2018 hanno pubblicato il disco “Serenvivity” raccogliendo i brani che hanno avuto maggior successo sulla loro pagina come la loro versione di Carmela, Ragione e sentimento e Reginella. Nello stesso anno pubblicano la loro prima canzone tradotta in napoletano, ‘A jatta nera (Volevo un gatto nero). Da lì si susseguono una serie di traduzioni tra cui la Bohemian Rhapsody di Freddie Mercury, il cui video supera 2 milioni di visualizzazioni in poche ore e cosi decidono di raccogliere le traduzioni in un altro disco con il nome TRANSLEIT pubblicato nel 2020. A breve faranno una collaborazione artistica con Mario Tronco che le vedrà protagoniste in “Così fan tutte” di Mozart, e un nuovo percorso musicale orientato a un terzo disco di soli inediti.

Viviana e Serena sono molto felice di avervi ospiti della mia rubrica. Potete dirci com’è nato EbbaneSis?

Serena – Siamo un duo musicale napoletano, nato per la voglia di andare a cantare insieme e suonare. Veramente siamo partite senza arte né parte. Non avevamo né un progetto preciso né un’idea. Volevamo solo sperimentare cantando insieme tra i tavoli per eventi privati e tavolate di amici. Tra una cosa e un’altra sono nate delle idee per fare dei piccoli video per il web. Li abbiamo pubblicati e successivamente è nato il nostro progetto. Quindi prima il video poi il duo. Abbiamo fatto una prova sul web ma senza volerlo, molto spontaneamente.

Un percorso inverso: prima di intraprendere un progetto anche discografico, avete fatto una prova sul web?

Viviana- Si, esattamente , senza volerlo però, e non ce lo spieghiamo ancora oggi. Ma siamo molto felici di questo.

Avete fatto tournée nazionali e internazionali e ho notato una città molto particolare come Riad. Come è stata la vostra esperienza lì?

Viviana – È stata un’esperienza particolare in una città e un paese altrettanto particolare. Una nazione molto lontana da noi. Per questo, essere le prime ad esibirsi lì, in un luogo pubblico, è stato strano ma anche emozionante. Ci ha volute il proprietario di questo grande centro commerciale lussuosissimo.  Siamo andate pensando di doverci coprire collo, piedi e mani. Lui invece ci ha tranquillizzate riguardo il nostro abbigliamento, perché voleva che fossimo più colorate per questo suo tentativo di innovazione. Non siamo potute ritornare per la situazione pandemica, anche se c’era l’opportunità di poterlo fare. È un paese che sta evolvendo: quando ci siamo state abbiamo visto donne alla guida di macchine. Era una “novità” introdotta da poco, da circa un anno. Aver visitato il paese durante questo periodo di cambiamento storico e che riguarda in particolare le donne e il loro ruolo, è per noi importante, ed è un punto di diamante del nostro curriculum.

La musica napoletana è conosciuta in tutto il mondo. Vi sentite portatrici del repertorio partenopeo? 

Serena – SI! Dobbiamo esserlo ed è un po’ una responsabilità. Poi, che sia apprezzato o meno, o che lo si suoni e lo si canti bene o meno, lo decide chi ascolta. Però noi ci sentiamo responsabili. Una volta che decidi di portare sul palco la tradizione, o comunque qualcosa che non la riguarda direttamente ma che la utilizza, hai una responsabilità. Fai di tutto per farlo bene nella speranza che si faccia bene, perché poi se metti tra 20 anni 30 anni, ci riascoltiamo, non so come ci sentiremo a riguardo (ride). Però si, ce la sentiamo un po’ addosso questa responsabilità, come immagino la sentono addosso tutti i nostri coetanei, perché siamo un po’ in un limbo noi 30-enni. Questa bella tradizione partenopea che i nostri genitori ci hanno davvero trasmesso e lo studio negli anni di nuove cose che le nostre famiglie non conoscevano, ci fanno sentire addosso un peso e la paura di non fare bene.

Fraveca e Sfraveca – testo e musica – EbbaneSis

Viviana – Siamo proprio nel mezzo del mondo classico e del mondo moderno della musica napoletana. Siamo capitate al centro di questo cambiamento che ci vede protagoniste.

Raccontateci un po’ della vostra esperienza nel Paese delle Aquile, l’Albania?

Viviana – Mi ricordo che ti feci una domande come : “Ma se andiamo li, com’è la situazione.. eccetera.. Siamo andate li e sembrava di non essersi spostate dall’Italia, non essersi spostate da Napoli. Sembrava che stessimo attraversando il lungomare di Mergellina per arrivare a Bacoli. Ho parlato tutto il tempo in italiano e sono stata capita e anch’io capivo gli altri. Siamo due popoli che si assomigliano tanto. Questa sensazione l’ho avuto anche in Corsica. È come se l’Albania e la Corsica fossero le due ali dell’Italia.

Serena – È un popolo sul mare, sempre a contatto con tutto ciò che è diverso, quindi alla fine la diversità non l’ho avvertita. Ti trattano non come un ospite ma come uno di loro.  È stato uno di quei posti in cui ci siamo sentite proprio a casa. Ho trovato l’atteggiamento delle persone simile a quello napoletano con chi viene da fuori, molto accogliente e coinvolgente, perché siamo gente di mare.

Viviana – Il mare accoglie chi viene da fuori e questo spirito accogliente ci rende unici meravigliosi. A distanza di anni ci ringraziavano per il 1991, per il fatto che l’Italia ha aiutato il popolo albanese. Loro sono devotissimi agli italiani e questa sensazione era chiara. È stata assolutamente una bellissima esperienza!!

Com’è stato affiancare Massimo Ranieri nella trasmissione “QUI E ADESSO”?

Serena – La nostra generazione ha avuto molto a che fare con Massimo Ranieri, nonostante appartenesse ad un’altra. Lo abbiamo vissuto attraverso l’amore delle nostre famiglie che ce lo facevano ascoltare e vedere. Per noi Ranieri era il giovane ma con una storia alle spalle. Poi lo vedi 70-enne però che canta come un dio! Noi lo sentivamo cantare dalle 15 fino a mezzanotte senza nessuna difficolta. Quindi sei davanti a una personalità così forte e ti senti piccola. È proprio lì che incontri la sua grandezza. Ha avuto un atteggiamento bellissimo nei nostri confronti. Era un continuo dirci “ragazze bravissime, in bocca al lupo. Ho visto la registrazione bellissimo, meraviglioso.” Ci dedicava sempre attenzione e ci dava sostegno.

Le EbbaneSis – Bohemian Rhapsody su “Qui e adesso” con Massimo Ranieri.

Viviana – Lui è nato in un altro tempo ed è fatto di un’altra pasta, rispetto a noi che siamo la “fracetumma”. Affiancare Massimo Ranieri in uno spettacolo è una cosa che non succede a chiunque, ci ha fatto molto piacere. Poi l’esperienza in sé è stata molto utile e abbiamo veramente visto come si fa tv, che è un altro mondo e non ha niente a che fare con il teatro e il cinema. Essendo noi perfezioniste avremmo voluto spesso rifare i brani. Invece no, è andato in onda tutto nudo e crudo. Però, ci è piaciuto il fatto che rivedendoci non c’era differenza con il live. Infatti la trasmissione si chiama “QUI E ADESSO”. Venivano poi trasmesse anche le prove e quindi “l’imperfezione” era voluta,  anche se per me era tutto sbagliato. Pero ci siamo divertite tantissimo.

Vi siete sentite mai “assonnate” artisticamente?

Serena – Mi sono sentita assonnata quando mi sono operata alle corde vocali all’età di 24 anni. Non ritrovavo più la mia voce, non lo riconoscevo. Quando fai un intervento del genere dovresti fare un percorso lunghissimo di riabilitazione, quindi non puoi cantare o recitare per tanto tempo, tutto il contrario di quello che ho fatto: dopo un mese feci uno spettacolo con gli amici. La mia voce non era più la stessa, aveva un  colore diverso e un timbro molto sottile, era strana a sentirla. Sono trascorsi 2-3 anni prima di riprendere a cantare spontaneamente. Mi sentivo spenta perché non sentivo la voce del mio corpo. L’ultima volta che mi sono sentita assonnata è stato l’anno scorso. Ma tutt’oggi mi sento cosi. Non stiamo facendo niente di quello che facevamo. Abbiamo perso opportunità, i flussi dei continuum: c’è poco da dire, è tutto da conquistare. Quindi mi sento non solo assonnata mi sento anche vinta. L’unica cosa che mi sta dando forza è la mia gravidanza, che mi ha ridato la gioia di vivere.

Viviana – Per quanto riguarda il canto e la mia vocalità, se non ci fosse quello che abbiamo creato con Serena e il lavoro con l’Orchestra di Piazza Vittorio mi sentirei sempre “assonnata”. Sono molto critica con me stessa per quanto riguarda la voce e il mio stare sul palco cantando. In una situazione di recitazione, di teatro, di cinema, io mi accendo completamente e non ho dubbi. Sulla musica e il canto se non ci fosse Serena e il nostro progetto, e ripeto anche l’Orchestra sarei molto “assonnata”. Serena nello specifico è la mia seconda voce e io senza lei oramai non canto più, mi sentirei a metà.

Viviana

&

Serena

Che messaggio date agli artisti che si trovano in difficolta in questo momento?

Serena – Sforziamoci da questo momento in poi di studiare e ricominciamo, perché se non ci diamo una mossa non nascono cose, e soprattutto cerchiamo di riperdere quella gioia che un po’ abbiamo perso. Il fatto di esprimersi viene da un’urgenza. Questo avviene anche in teatro dove, se tu non hai quell’urgenza a fare, non lo vai a fare. Tutto qua, cerchiamola!

Viviana – Riprendiamo nelle mani la nostra creatività, quella creatività che si è spenta. Se ci chiamano a lavorare noi ovviamente andiamo, non è quello il problema. Si è assonnata la creatività e auguro a tutti, a me e Serena, di riprenderla in mano il prima possibile.

Viviana e Serena, grazie di questa intervista, e in bocca al lupo per i progetti futuri!